XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI (3-28 ottobre)

I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

Santa Bartolomea Capitanio

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Bartolomea

BARTOLOMEA, IL GUSTO DELLA CARITÀ

Da queste pagine vogliamo proporre la figura di Bartolomea Capitanio, canonizzata a Roma da Pio XII il 18 maggio 1950 assieme a Vincenza Gerosa. Essa ci presenta un modello di santità quanto mai attuale, in sintonia con le indicazioni di Giovanni Paolo II, che propone ai cristiani del 3° millennio di tendere alla "misura alta" della vita cristiana (NMI, n. 31), di Benedetto XVI nell'Enciclica Deus caritas est (cf. n. 18) e di papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate  (cf. nn. 3-5).

Bartolomea Capitanio nasce a Lovere, ridente centro commerciale sulla sponda settentrionale del lago d'Iseo, il 13 gennaio 1807, primogenita di Modesto Capitanio e Caterina Canossi. A lei seguono altri sei figli, di cui solo Camilla sopravvive, poiché muoiono tutti in tenera età. Il padre, commerciante in granaglie, gestisce un piccolo negozio col quale mantiene la famiglia. La bimba cresce vivace e intraprendente, dotata di una intelligenza non comune.

La mamma, non potendo seguirla per gli impegni del negozio, per toglierla dai pericoli e darle un’istruzione adeguata l'affida alle Clarisse, che hanno un monastero in paese dove tengono educazione per le ragazze, secondo le leggi napoleoniche del tempo.

Qui a soli dodici anni - come attestano le testimonianze - avendo sorteggiato in gioco la pagliuzza più lunga, che avrebbe indicato chi si sarebbe fatta santa per prima, decide realmente di farsi "santa, grande santa, presto santa". Scoprendo i segni concreti dell'amore di Dio nella sua vita, conquistata e affascinata da questo amore immenso, immeritato, gratuito, sente il bisogno di rispondervi con tutto lo slancio della sua natura esuberante e volitiva. Comprende che non c'è modo migliore per ricambiare l'amore di Dio che quello di amare concretamente i fratelli, quei figli che Egli ama come ha amato lei e per i quali non ha esitato a scendere sulla terra, offrire la sua vita sulla croce e a donare tutto se stesso nell'Eucaristia. Così, appena uscita dal monastero, senza trascurare i suoi doveri familiari, si prende cura delle persone bisognose del suo paese: delle ragazze abbandonate a se stesse ed esposte ai pericoli, per le quali con l'aiuto del parroco apre una piccola scuola e ravviva con geniali iniziative l'oratorio già avviato da Caterina Gerosa nella sua ricca casa; dei malati abbandonati e di quelli che si trovano nell'ospedale, pure iniziato dalla "sciùra" Caterina con un lascito dello zio. Visita i carcerati e i poveri, si tiene in contatto mediante una fitta corrispondenza con tante giovani coetanee e con i sacerdoti dei paesi vicini per favorire la rinascita della pratica cristiana dopo l'ondata di irreligiosità e di anticlericalismo che aveva travolto l'Italia in seguito alla rivoluzione francese. Il passaggio degli eserciti napoleonici aveva lasciato la popolazione nella più profonda desolazione materiale, morale e spirituale.

L'attività di Bartolomea è instancabile, sostenuta da una preghiera intensa, che pervade ogni attimo della sua giornata, vissuto in intimità sponsale con il suo Signore. Comprende che per dare continuità agli impegni iniziati è necessario fondare un Istituto "il cui scopo sia: le opere di misericordia". Con il sostegno del parroco e con l'aiuto del direttore spirituale, don Angelo Bosio, tra difficoltà e tribolazioni, lo avvia in una situazione di estrema precarietà, in una casa poverissima, con una sola compagna, Caterina (poi suor Vincenza). A cinque mesi dall'inizio, una grave malattia polmonare in tre mesi la porta alla tomba a soli 26 anni.

Essa accoglie la chiamata del Signore con serenità, nella certezza che dal cielo avrebbe giovato all'Istituto più che sulla terra. Alla sua morte tutto pare finito perché Caterina, già matura negli anni, non si sente all'altezza del progetto di Bartolomea. Tuttavia, sollecitata dal parroco e appoggiata da don Bosio, per obbedienza lo porta avanti con fedeltà e santità di vita. Così l'Istituto si sviluppa velocemente espandendosi nel Lombardo - Veneto e nel Tirolo.

Nel 1860 le suore vengono richieste per il Bengala (India) e così continuano poi a diffondersi, andando là dove viene richiesta la loro presenza perché "il bisogno è grande e urgente", proprio come desiderava la Fondatrice.

Oggi si trovano sparse in 20 Paesi di quattro continenti. L'Istituto ha perciò acquistato una chiara fisionomia internazionale. Tutto è nato da quel piccolo seme iniziale, gettato con fiducia nella zolla di terra loverese, che ha accettato di morire per permettere al Signore di farlo fruttificare per la necessità degli uomini del loro e del nostro tempo.

Le suore di carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa (SCCG) con profonda gratitudine per il dono che Dio ha fatto' a loro e alla Chiesa tutta si impegnano a testimoniare, con una vita dedita alla carità, l'amore ardente del Redentore per ogni uomo, di qualunque razza, lingua, cultura, religione, estrazione sociale, come hanno fatto Bartolomea e Vincenza.

Sono comunamente chiamate Suore di Maria Bambina perché custodiscono nel Santuario a Milano, via S. Sofia, 13, un simulacro donato all’Istituto nel 1842.

 

 

 

 

13.1.1807                  nasce Bartolomea, primogenita di Modesto Capitanio e di Caterina Canossi

14.1.1807                  riceve il Battesimo dal curato Giacomo Pedretti

06.4.1812                  nasce la sorella Camilla

          1817                  si accosta per la prima volta all’Eucaristia

11.7.1818                  entra nell’educandato delle Clarisse

1822-1824                vi rimane come maestro assistente

18.7.1824                  rientra in famiglia

          1824                  frequenta l’oratorio nella casa di Caterina Gerosa, con la quale stringe amicizia

          1825                  comincia a fare scuola nella propria casa

    11.1826                  diventa economa e direttrice dell’ospedale, aperto in un edificio donato dai Gerosa

          1829                  si consacra con voto alla carità del prossimo

12.6.1830                  è riconosciuta idonea all’insegnamento

26.4.1831                  scrive le sue intuizioni riguardo all’Istituto che vuole fondare

17.10.1831               muore il padre, da lei amorevolmente assistito

22.3.1832                  viene acquistata casa Gaia come sede dell’Istituto

21.11.1832               Bartolomea e Caterina si uniscono per dargli inizio, alla presenza del prevosto don Rusticiano Barboglio e di don Angelo Bosio

1.4.1833                    Bartolomea si ammala gravemente

26.7.1833                  muore, lasciando a Caterina il compito di proseguire l’opera appena avviata

18.5.1950                  viene dichiarata santa insieme con Caterina (suor Vincenza) da Pio XII

 

 

 

Per conoscere di più visita il sito: www.suoredimariabambina.org